sabato 31 dicembre 2011

Guten Rutsch ins neue Jahr!

Buon anno!
O meglio Einen guten Rutsch ins neue Jahr!
una "buona scivolata nel nuovo anno",
ecco letteralmente cosa si augura in tedesco
per il nuovo anno che arriva.

Questa espressione pare che abbia due derivazioni una dall'ebraico e un'altra dal verbo "reisen" (viaggiare) e il "Rutsch" veniva inteso come "Reise" o "Fahrt" appunto "viaggio".
Nel Dizionario di lingua tedesca dei fratelli Grimm si trova il riferimento all'espressione "muoversi scivolando" (gleitend bewegen) o anche  "procedere lentamente" (kriechen).
Il senso quindi è quello di scivolare piano e senza brusche cadute verso il nuovo anno.

Però la spiegazione più attendibile pare che sia la derivazione dall'espressione ebraica "Rosch ha schana tov" che letteralmente vuol dire "un buon Capo (inizio) d'anno", secondo il Dizionario del gergo comune (e talvolta malavitoso) della lingua tedesca di Sigmund Wolf. Quindi Rutsch è il capo, ossia l'inizio del nuovo anno.
All'epoca della segregazione ebraica in Germania, nei ghetti veniva impedita la lettura dei testi sacri come la Bibbia e il Talmud, ecco quindi che molte parole ebraiche si sono mescolate al tedesco o alle espressioni regionali.

Quindi a tutti voi ... auguro per il nuovo anno tanta, tanta ... fortuna!!!!

venerdì 23 dicembre 2011

Buon Natale - Frohe Weihnachtsfest

Dalla Germania con tanti auguri!!!!!

Pubblicato su Badische Zeitung il 22/12/2011
Articolo di Claudia Gemp
Traduzione di Claudia Marruccelli


"Le signore italiane mantengono la promessa"


Filomena Juliano (von links), Giulia Mazzei,
Annunziata Tomasino und Maria Serva-Puglia
von der italienischen Frauengruppe St. Josef
Foto: C. Gempp

Rheinfelden:   Il gruppo di signore italiane della parrocchia cattolica di St. Josef sono davvero

affidabili. Qualche settimana fa, alla consegna del ricavato di una spaghettata di beneficenza,

le signore avevano promesso, che si sarebbero rese in qualche modo disponibili 

per le attività della Caritas. Quattro di loro hanno subito mantenuto fede alla promessa e

martedì pomeriggio, hanno intrattenuto per una buona oretta i 14 ospiti presenti allo scambio

dei regali, con le tradizionali cante melodiose  natalizie del loro paese d’origine, l’Italia. Alla

tastiera in qualità di “direttore del concerto” Gebhard Preuß, a cui le signore avevano dato

qualche giorno fa gli spartiti. “Forse non siamo proprio intonate, ma lo facciamo di cuore e con

gioia”, ha assicurato Giulia Mazzei, che tra le altre ha ripescato la famosa canzone di Natale

italiana “Tu scendi dalle stelle” che viene cantata in tutto il paese in questo periodo, dal nord al

sud. Anche la coppia di canarini presenti, “Franz e Sissi”, si sono lasciati ammaliare dalle loro

splendide e limpide voci, partecipando con un vivace e sonoro cinguettio. Come ingraziamento

la direttrice del quartetto Inge Thoma, non solo le ha invitate a bere una buona tazza di caffè

accompagnata da una fetta di torta, ma assieme agli ospiti e ai collaboratori si sono presi una

simpatica rivincita invitando a cantare tutti assieme canzoni natalizie tedesche.

Rheinfelden

Italienische Frauen halten ihr Wort



RHEINFELDEN. Auf die italienische Frauengruppe der katholischen St. Josefsgemeinde ist Verlass. Vor ein paar Wochen, bei der Übergabe des Erlöses aus dem Benefiz-Spaghettiessens versprachen die Frauen, dass sie sich gerne hin und wieder auf verschiedene Weise in der Caritas-Tagespflege engagieren möchten. Vier von ihnen lösten das Versprechen am Dienstagnachmittag zum ersten Mal ein, indem sie den 14 anwesenden Gäste mit italienisch gesungenen Advents- und Weihnachtsliedern aus ihrer Heimat für eine knappe Stunde klingende Unterhaltung bescherten. Am Keyboard begleitete sie "Konzertmeister" Gebhard Preuß, dem die Frauen einige Tage zuvor die Noten zum Üben überlassen hatten. "Vielleicht singen wir nicht gut, aber dafür mit Freude und viel Herz", versicherte Giulia Mazzei, die unter anderem auch das bekannte Weihnachtslied "Tu scendi dalle stelle" herausgesucht hatte, das in dieser Zeit in Italien "von Norden bis Süden gesungen wird". Von den überraschend schönen, klaren Stimmen ließen sich sogar die beiden Kanarienvögel "Franz und Sissi" zu lautem, munterem Gezwitscher anstecken. Als Dankeschön lud Leiterin Inge Thoma das Gesangsquartett nicht nur zu Kaffee und Kuchen ein, Gäste und Mitarbeiter revanchierten sich obendrein mit gemeinsam gesungenen deutschen Weihnachtsliedern.

domenica 18 dicembre 2011

Oswald von Wolkenstein

Se andate a Merano, dopo il periodo dei mercatini di Natale (Christkindlmarkt)), non perdetevi una visita al Catello che domina la città, Castel Tirolo (Schloßtirol) dove fino a poche settimane fa è stata ospitata una mostra su Oswald von Wolkenstein.
Sconosciuto a molti, ma ben noto ai tirolesi, questo personaggio fondamentale per la storia dell'Alto Adige, mi ha molto incuriosita, e dopo la visita alla mostra, ho cercato qua e là ed ecco cosa ho scoperto.
Castel Tirolo Schloßtirol
Nato forse in Val Pusteria intorno al 1377 e morto a Merano nel 1445, Oswald von Wolkenstein è stato cantore, poeta e compositore, ma anche un politico rinomato anche al di fuori della regione.
E' stato spesso ritratto con l'occhio destro chiuso. Una leggenda racconta che lo avrebbe perso all'età di otto anni in un incidente familiare, ma da uno studio condotto nel 1973 si è scoperto che perse l'occhio a causa di una malformazione congenita dell'orbita oculare. All'età di dieci anni lasciò la casa paterna per fare lo scudiero viaggiando a lungo al seguito di un cavaliere errante. Se era normale per un giovane nobile dell'epoca viaggiare molto, per Oswald fu particolarmente determinante, si trattò infatti soprattutto di viaggi in terre lontane, citate anche in una sua famosa Canzone "Durch Barberei, Arabia". Oswald visitò la Russia, la Turchia, l'Estremo Oriente, l'Italia, la Spagna e il Mar Nero. Alla morte del padre Oswald tornò in Tirolo e dopo una lite tra fratelli per la suddivisione dell'eredità paterna, ricevette un terzo del Castello di Hauenstein (CastelVecchio) nello Sciliar (Seis am Schlern) divenendone più tardi l'unico possessore.

Poco prima di partire per la Terra Santa, von Wolkenstein eresse una cappella nel Duomo di Bressanone con un affresco che raffigura il suo naufragio nel Mar Morto, celebrato in un'altra sua poesia, in cui racconta di essersi salvato grazie ad un barile di Malvasia. Ritornato dalla crociata, fu ammesso di diritto nella confraternita dei canonici dell'abbazia di Novacella (Neustift). Fu inviato come ambasciatore del re Sigmund in Inghilterra, Scozia e Portogallo per appianare i contrasti dello scisma religioso ricevendo dal re Ferdinando d'Aragona l'onorificenza dell'"Orden de la Jarra y del Grifo" raffigurato sui suoi ritratti (Una stola con ricamato un bricco dorato contenente tre gigli, con sopra un grifone). Trascorse alcuni mesi in Francia alla corte della regina Elisabeth di Baviera da cui ricevette un anello di diamanti in segno di apprezzamento per le sue arti di cantore e compositore.

Ritornato in Tirolo aderì alla lega nobiliare che si opponeva al signorotto Friedrich IV del Tirolo. Pur essendo un nobile di rango inferiore, tentò inutilmente di offrire il proprio appoggio ai principi tirolesi in lotta tra di loro. Cadde in un'imboscata, fu rinchiuso nel castello Forst a Merano e sottoposto a tremende torture. In molte sue canzoni descrive episodi di questa prigionia e di come fu costretto a camminare a lungo con le stampelle. Fu trasferito nelle prigioni del duca Friedrich IV a Innsbruck, da cui per poter riottenere la libertà dovette pagare un riscatto di 6000 ducati per cinque mesi. Per insuperabili contrasti con i suoi avversari, fuggì dall'Austria per recarsi in Ungheria alla corte del re Sigmund che seguì anche nella sua campagna in Italia, nel granducato di Piacenza e Parma. Alla morte del Duca fu chiamato a partecipare all'inventario dei beni del nobile e alla loro conservazione fino alla maggiore età del figlio erede. 
Onorificenza della "Jarra y el Grifo"
Oswald Von Wolkenstein morì poco dopo essere entrato a far parte della Dieta di Merano e fu sepolto nel convento di Novacella (Neustift), la cui tomba fu scoperta solo nel 1973. Oswald ebbe sette figli i cui discendenti fanno parte oggi della famiglia Wolkenstein-Rodenegg.

Di lui sono rimaste numerose canzoni (Lieder) eseguite da gruppi vocali, spesso accompagnati da strumenti dell'epoca, soprattutto in Germania. Oggi è ricordato assieme ai più grandi cantori e poeti della letteratura medievale tedesca, come Walter von der Vogelweide.

"Durch Barbarei, Arabia"  testo in lingua originale, in cui Oswald narra in forma anche un po' ironica dei suoi lunghi viaggi in giro per il mondo:

Durch Barbarei, Arabia
Durch Barbarei, Arabia,
durch Hermani in Persia,
durch Tartari in Suria,
durch Romani in Türggia,
Ibernia,
der sprüng han ich vergessen.
Durch Reussen, Preussen, Eiffenlant,
gen Litto, Liffen, übern strant,
gen Tennmarckh, Sweden, in Prabant,
durch Flandern, Franckreich, Engelant
und Schottenland
hab ich lang nicht gemessen,
Durch Arragon, Kastilie,
Granaten und Afferen,
auss Portugal, Ispanie
bis gen dem vinstern steren,
von Profenz gen Marsilie.
In Races vor Saleren,
daselbs belaib ich an der e,
mein ellend da zu meren
vast ungeren.
Auff ainem runden kofel smal,
mit dickem wald umbfangen,
vil hoher berg und tieffe tal,
stain, stauden, stöck, snee stangen,
der sich ich teglich ane zal.
noch aines tüt mich pangen,
das mir der klainen kindlin schal
mein oren dick bedrangen,
hand durchgangen.

Oswald von Wolkenstein
Le opere di Wolkenstein sono tramandate in tre manoscritti pubblicati durante la sua vita:
Manoscritto di Canzoni viennesi A del 1425 (testi con note) ; Manoscritto di Canzoni di Innsbruck A del 1432 (testi e note) e Manoscritto di Canzoni di Insbruck B (senza note) del 1450.
La popolarità che avvolge questo sudtirolese, riscoperto solo nel ventesimo secolo, a differenza dei Minnesänger classici, è merito di alcune caratteristiche delle sue canzoni che oggi sono segno della sua genialità:
Nelle sue canzoni ci sono spesso cenni autobiografici;
Il suo linguaggio è colorito e ricco di accenti che rievocano melodie pittoriche di stampo quasi impressionista;
La sua ironia e il suo humor sfaccettato che crea effetti disincantati;
La sua spensieratezza e voglia di vivere che affiancano un disperato e dubbioso timore dell'al di là.
L'arte di compositore melodico polifonico che lo avvicina ai rappresentanti francesi e e italiani dell'Ars Nova.

Manoscritto di un Lied di Wolkenstein
Per saperne di più sull'arte di Oswald von Wolkenstein (in lingua tedesca)

sabato 3 dicembre 2011

Dedicato a Christa Wolf

An diesem Donnerstag (01.12.2011) ist Christa Wolf im Alter von 82 Jahren in Berlin gestorben.
 Christa Wolf ist tot

Christa Wolf war cool

Beinharte Schmerzensfrau

Dunkel kam die Büchner-Preisträgerin in den 1980ern an der Uni rüber. Der malträtierte Körper der Frau war ihr Thema, mit dem sie auch im Westen Avantgarde-Autorin wurde. von Susanne Messmer (Taz.de)

Die Schriftstellerin Christa Wolf ist tot. Wie eine Sprecherin des Suhrkamp-Verlages sagte, starb sie am Donnerstagvormittag nach schwerer Krankheit in Berlin. Christa Wolf wurde 82 Jahre alt. (Faz.de)

E' quanto si legge su tutti i giornali tedeschi del giorno. In Italia, poche righe su alcuni quotidiani, poche parole solo su alcuni TG, purtroppo pochi conoscono Christa Wolf, le sue opere e i suoi scritti. A lei e alle donne coraggiose come lei dedico questo mio post.
Christa Wolf una delle più importanti scrittrici tedesche del dopoguerra è morta all’età di 82 anni.
„Chi sono in realtà e cosa mi impedisce di essere davvero me stessa?“, questa è la domanda chiave che si cela ogni romanzo di Christa Wolf. La sua carriera iniziata nella ex Germania dell’est, aveva aperto nel 1963 la strada mondo alla letteratura socialista con il suo racconto “Der geteilte Himmel (Il cielo diviso), una storia d’amore ambientata in una Germania dell’est divisa tra la fedeltà allo stato e dalla fuga dal paese, farcita di una dosata critica al sistema. La sua rapida carriera si interrompe quando durante il congresso del Partito Socialista Tedesco del 1965 invita i compagni a ribellarsi alla censura della letteratura imposta dal governo.

I libri di Christa Wolf così diventano merce rara nelle librerie della ex Germania dell’est aumentando quindi la sua fama all’estero. Scrive nel 1976 “Kindheitmuster” (“
Trama d’infanzia”) che sarà il primo romanzo che si colloca criticamente nei confronti del nazismo. L’autrice narra la storia della famiglia Jordan, che era poi anche la sua, all’epoca del nazionalsocialismo e della seconda guerra mondiale, la loro quotidianità, l’orrore che vissero.

I nascenti movimenti femministi degli anni 70 e 80 trovano in Christa Wolf spunti e materiali per la loro personale ricerca dell’Io. Le donne, straniere e inadatte a vivere in un mondo dominato dagli uomini, si identificano in Christa T. e Nelly Jordan, in Cassandra e Medea, nella poetessa Caroline von Günderode,tutte protagoniste dei racconti della Wolf.




Per lungo tempo, fino a prima della caduta del muso di Berlino, Christa Wolf è stata la sola scrittrice tedesca ad aver ricevuto premi sia in Germania dell’Est che in quella dell’ovest. Anche se a volte in contrasto con la politica socialista della ex Germania dell’est, ha sempre avuto una certa libertà di scrivere e riusciva a muoversi nel paese e all’estero con una certa sicurezza, nonostante avesse preso le difese nei confronti del dissidente ed esule Wolf Biermann.

Alla caduta della Germania dell’est, dichiarò di aver sempre amato profondamente il suo paese, anche se il suo nome così legato alla DDR le andava un po’ stretto. Soprattutto dopo la pubblicazione del racconto “Was bleibt” (
Cosa resta) in cui narra di una scrittrice sorvegliata dalla Stasi (polizia segreta della RDT), personaggio in cui ritroviamo la Wolf. Le sue opere seguenti, “Hierzulande andernorts” (Nessun luogo, da nessuna parte) e “Medea” non ebbero la stessa risonanza dei suoi primi scritti, anche se nulla era cambiato in qualità e attualità. Era come se dopo l’unità delle due Germanie avesse perso un po’ di smalto. L’anno scorso è uscito negli Stati Uniti “Stadt der Engel” (La città degli angeli” una specie di continuazione del suo “Kindheitmuster”.

In Italia per fortuna molte delle sue opere sono state tradotte e pubblicate dalla casa editrice E/O, quasi tutte in versione tascabile ed economica.

mercoledì 23 novembre 2011

Italiano o Latino?

Ogni tanto ci si domanda ma all'estero si studia l'italiano? Beh, la risposta è si! Però non è del tutto scontato. In Svizzera da giorni c'è una controversia sull'importanza dello studio delle lingue nella scuola secondaria: Italiano o Latino?

Reicht uns Pizza, Pasta und Sole mio?
La pasta, la pizza e „O sole mio”, l’italiano è tutto qua per noi?

Distribuzione dello studio della prima lingua straniera sul territorio elvetico
di Nicole Wildisen
Pubblicato in Svizzera il 11. November 2011 su ONZ
Controversia sulla scelta dell’italiano come materia principale
Se in futuro nella scuola del cantone svizzero Obwalden [cantone di lingua tedesca nella Svizzera centrale ndt] vincerà l’opzione di studiare l’italiano solo come materia facoltativa, le conoscenze linguistiche dei nostri ragazzi caleranno drasticamente. Lo studio di una materia non obbligatoria può essere considerato alla stregua di un corso serale per lavoratori, che richiede davvero molta più volontà e resistenza, se si vuole imparare qualcosa che vada al di là della pizza, della pasta o di “O sole mio”. Il punto focale della faccenda è quindi se lo studio della lingua italiana come materia di base possa garantire ai nostri ragazzi un utlizzo pratico e serio della lingua e della cultura. Il che torna anche utile: poiché l’italiano è una delle nostre lingue nazionali. Da settecento anni il plurilinguismo della Svizzera e le diverse culture e tradizioni svizzere sono stati sempre protetti e agevolati nel nostro paese. Quando nel cantone Obwalden ci si domanda se si deve studiare lingua italiana come materia facoltativa o obbligatoria, questo interrogativo contraddice la coesione linguistica del nostro paese. Chi lavora nelle pubblica amministrazione elvetica noterà subito quanto è prezioso conoscere le altre lingue straniere. Difatti in questo ambito è normale, che ognuno si esprima nella propria lingua materna, ovvero italiano, francese o tedesco. La lingua madre permette una comunicazione senza equivoci. Vogliamo formare una gioventù, che sia capace di farsi capire nel suo paese solo in inglese? Il pericolo che nascano numerosi malintesi, è questo il pericolo che si cela dietro a questa scelta.
Kantonsschule Obwalden
La questione di decidere tra italiano e latino, riguarda la particolare posizione di una piccola scuola cantonale, che non può sobbarcarsi tutto. Il partito socialista svizzero nella sua interpellanza appoggia quindi nello sviluppo della questione il governo cantonale. Accanto all’orientamento scientifico però è importante che nella scuola superiore venga curato anche il pensiero umanistico. Tuttavia la semplice domanda è: si può tener conto di quanto detto, con l’offerta dello studio del latino come materia d’obbligo? Il latino oggigiorno viene richiesto solo per pochissimi indirizzi di studio. Per frequentare le facoltà di medicina, giurisprudenza, economia, scienze biologiche, psicologia e gli indirizzi di ingegneria in Svizzera non occorre il latino. Persino per teologia da tempo non viene richiesto più il latino.
Lungernsee - Lago di Lungern nel cantone Obwaldem
Nell’università di Basilea, Berna e Friburgo il latino è richiesto come credito universitario solo in pochissimi indirizzi di studio come archeologia. Per coloro che non lo hanno studiato, l’università di Basilea offre un corso estivo di latino di dieci settimane, a Zurigo è necessario invece un corso della durata variabile da 6 mesi ad un anno. Per curare il patrimonio intellettuale umanistico nell’istruzione secondaria superiore, ci sarebbe anche la possibilità, di integrare obbligatoriamente il latino o in generale la cultura romana, nel piano di studi di storia o lettere, o in una nuova facoltà. Nella scuola cantonale di Seetal  [Cantone dell’Argovia] lingua e cultura romana viene insegnata con successo da parecchi anni. Il taglio dell’italiano come materia fondamentale si basa sull’accordo scolastico regionale tra le scuole della Svizzera Centrale. Chi vuole studiare l’italiano come materia fondamentale, deve frequentare la scuola cantonale di Reussbühl. Per gli studenti che abitano nei comuni di Lungern  o Stalden [entrambe lontane più di 40 chilometri da Reussbühl ndt] la strada per arrivare a scuola è davvero Invitante? E l’accordo regionale scolastico della Svizzera centrale è nato nell’interesse del plurilinguismo svizzero?

Libro di testo per lo studio della lingua italiana in Svizzera

lunedì 7 novembre 2011

Gummibärchen - Gli orsetti gommosi

Gummibärchen
Goldbär, Gummibärchen o Gummibärle sono gli orsetti gommosi, dai vari colori e dal sapore fruttato, alti circa due centimetri che hanno deliziato la nostra infanzia. Sono fatti con un composto di zucchero, sciroppo di glucosio, amido, aromi, coloranti, acido citrico e gelatina alimentare che rende loro quella consistenza gommosa che tanti bambini ben conoscono. Esistono in commercio anche orsetti gommosi a base di pectina, senza gelatina alimentare per coloro che per vari motivi non possono assumere questa sostanza

Tanzbär - Un orso che balla
STORIA
E' Hans Riegel tedesco di Bonn, fondatore della Haribo, che nel 1912 ebbe l'idea di craere un dolcetto gommoso, ispirandosi agli orsi che ballavano su su due zampe, attrazione quasi sempre presente nei mercati, nelle fiere e nelle sagre sin dal 19° secolo.
In origine, due Gold Bären, orsetti di gomma,  in Germania costavano solo un Pfennig (un centesimo). Dal 1925 Hans Riegel, accanto a quelli gommosi mise in commercio anche degli orsetti di liquirizia.
Negli anni trenta entra nel campionario della Haribo un altro parente dell'orsetto che balla: il Teddybär. Più piccolo e rotondo, la versione golosa del classico orsacchiotto di peluche, in Germania e nei paesi anglosassoni chiamato Teddybär, dal nome del presidente Theodor (Teddy) Roosvelt, appassionato cacciatore in particolare di orsi.
Ma classici Goldbären, come li conosciamo oggi appaiono sul mercato nel 1960, è la nascita di un prodotto dolciario oggi considerato un cult. Il boom economico del dopoguerra, la ripresa della produzione industriale in Germania, permettono una rapida diffusione di queste ghiottonerie. Le prime confezioni erano della scatole di latta, poi scatole di cartoncino fino ad arrivare alle classiche buste di cellophane nel 1968. Il 1978 segna una nuova svolta, il Goldbär cambia forma, "si siede" ed assume la forma che ancor oggi conosciamo e nel 1989 anche i colori cambiano, diventano più pallidi, meno accesi, grazie all'impiego di  aromi naturali a base solo di concentrati di frutta. Nel 2003 la Haribo grazie ai suoi orsetti ottiene un importante riconoscimento mondiale nel campo nelle aziende produttrici di dolciumi.

Süße Teufel - Diavoletti gommosi
I Goldbären esistono in vari formati: mini, racchiusi in piccole bustine, li vediamo spesso sui cuscini nelle camere degli alberghi come augurio di buonanotte (Betthupferl); i "Bärli" più grandi per un doppia golosità; confezionati in scatole trasparenti a forma di orsetto, o rotonde; i Weihnachts-Goldbären (natalizi), orsetti con il cassico berretto natalizio. Nel 2009 nascono i Saft-Goldbären, a base di succo di frutta, ai gusti di mela, pera, lampone, pesca, lime, e mirtillo nero.


Distributore di orsetti nel museo ebraico di Berlino
 CURIOSITA'
Nel museo ebraico di Berlino c'è un distributore automatico di deliziosi orsetti gommosi.
In Austria e in alcune zone della Svizzera nei locali si beve una bevanda alcoolica, la Vodka Energy,  a base di Vodka e Red Bull il cui gusto ricorda quello degli orsetti gommosi, e per questo viene chiamata scherzosamente Gummibärli.

Slogan pubblicitari nel mondo:
Germania: Haribo macht Kinder immer froh und Erwachsen ebenso (La Haribo fa felici i bambini e i grandi)
Italia: Haribo è la bontà che si gusta ad ogni età
Francia: Haribo, c'est beau la vie - pour les grands et les petits (Haribo è la bontà per i grandi ed i piccini)
Inghilterra: Kids and grown-ups love it so - the happy world of Haribo (Grandi e  piccoli adorano il mondo magico di Haribo)

Tir statunitense della Haribo

giovedì 13 ottobre 2011

Un dialetto tedesco in Italia

Ogni Cimbro conta -  Jeder Zimber zählt
  
Luserna - Lusern
Luserna si trova in Italia, conta 300 abitanti ed ha una eredità un po' strana: ancor oggi qui si parla un antico dialetto bavarese, chiamato cimbro. Un tempo era considerato una lingua da barbari ed era severamente vietato parlarlo, oggi invece è l'italiano che non è più gradito.

Luserna l'ultimo rifugio dei Cimbri giace su un ridente pendio in mezzo ai monti a 1333 metri sul livello del mare. Qua la moglie si chiama "S baibe" (dal tedesco "das Weib") e la ragazza "Di diarn" (dal bavarese "die Dian"), parlano un antico dialetto tedesco.
Il Cimbro è un dialetto bavarese (Bayrisch Dialekt) trasfromatosi con il passare dei secoli, che se per i tedeschi è difficile da capire, per il resto degli italiani è davvero incomprensibile. Circa 1000 anni fa per sfuggire alla carestia e alla siccità alcuni contadini della Baviera si spinsero verso il sud, insediandosi nelle profonde valli delle Prealpi. Riparati da queste montagne la loro lingua è rimasta protetta fino ad oggi.

Luigi Nicolussi ha 61 anni, è stato per 25 anni il sindaco di Luserna, è un uomo cordiale con una grande missione: proteggere il cimbro come lingua viva. Un compito arduo per Luserna che conta appena 300 abitanti. Non usa la parola nascita, ma parla di regalo, quando si riferisce agli ultimi tre bambini nati quest'anno a Luserna. Un dono per il paese che così cresce dell'1 percento.

Valle dei Mocheni - Fersental
Lingua dei barbari
Il mondo, in cui i piccoli cimbri moderni sono nati, è ben lontano dalla civiltà. Tortuose stradine di montagna provenienti da Vicenza e da Trento, attraversano i boschi fitti dell'Altopiano. Dopo la Grande Guerra,  Luserna e i limitrofi Comuni dell'Altopiano, come Asiago o la Valle dei Mocheni, sono diventate italiani. Il vecchio dialetto che veniva parlato in quelle valli, fu considerato la lingua dei barbari, e chi lo parlava rischiava multe salate. Il cimbro così sparì dalla vita quotidiana, solo a Luserna riuscì a sopravvivere.
Un paesino di di montagna costellato di case fatte in pietra, adorne di balconi fioriti. C'è un campetto da calcio, quasi mai utilizzato e un cimitero che si affaccia su un dirupo. Sulle lapidi si leggono spesso nomi di battesimo tipo "Giovanni- Hänsle". Quasi quattro quinti degli abitanti si chiamano Nicolussi di cognome. Il parroco arriva in paese due volte alla settimana e c'è il medico viene solo tre volte.
Negli anni passati è stato fatto qualcosa per ingrandirla, una piccola pinacoteca, che espone opere di artisti della regione, due alberghi e un Centro Documentale di storia e cultura Cimbra. Una vecchia casa del paese è stata adibita a museo, dove vengono conservati vecchi arredi e costumi tradizionali, che illustrano il modo di vivere di una volta.
Centro Documentale Cimbro
Minoranza linguistica a tutti gli effetti
E' stato Luigi Nicolussi che ha promosso questi cambiamenti, chi ama la sua cultura, non può prenderla alla leggera. I turisti che vengono dal Lago di Garda possono arrivare qui in un paio di ore, ed oltre a Luserna possono visitare i limitrofi Sette Comuni della Comunità dell'Altopiano di Asiago, dove però il cimbro è parlato molto meno frequentemente, anche se l'antica cultura è ampiamente preservata.
Dal 2001 i Cimbri sono riconosciuti legalmente come minoranza linguistica germanica. I bambini di Luserna imparano il cimbro all'asilo e nella scuola elementare, e settimanalmente viene trasmesso alla televisione un notiziario in lingua cimbra.
I nomi delle strade a Luserna sono ben visibilmente scritti in cimbro, si chiamano "Prünnle" (dal tedesco "Brünnlein") o "Eck", anche se sotto viene riportata la dicitura in lingua italiana. Ma per Luigi Nicolussi non basta: "Troveremo pace solo quando spariranno tutti i nomi in italiano".
Resti del Forte Campo Luserna
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martedì 4 ottobre 2011

Pasta e risotto come contorno

PASTA UND RISOTTO ALS BEILAGE:
Das Schönste und Beste am italienischen Essen ist seine Einfachkeit und Reduziertheit. In Italien gibt es zwar mehr Gänge, als in den meisten europäischen Ländern, der Inhalt des Essens ist ähnlich, er wird aber getrennt serviert. Die Pasta oder das Risotto sind typische «Primi», danach gibt es Fleisch oder Fisch zu dem höchstens noch Gemüse mitserviert wird.  Bei uns kommt Fleisch mit Gemüse, Kartoffeln, Reis oder Teigwaren auf den gleichen Teller.  Ein grosser Unterschied im Umgang mit Pasta ist auch die Menge. Die internationale Vorstellung von Pasta ist viel üppiger als ihre ursprüngliche Version  in Italien!  Im Mutterland der Pasta ist die Teigwarenmenge pro Portion meist viel kleiner. Sie wird mit Gemüse, Sauce, Fisch oder Fleisch zubereitet und das Verhältnis von «Sauce» und Pasta ist oft gleich.
Vari formati di pasta
La cosa più bella della cucina italiana è la sua semplicità e la sua velocità nella preparazione delle ricette.
In Italia ci sono più portate che nella maggior parte dei paesi in Europa, gli ingredienti dei piatti sono simili, ma vengono serviti separatamente. La pasta o il risotto sono dei tipici “Primi”, poi seguono carne o pesce accompagnati semmai da verdure.
In Germania si servono carne, verdure, patate, riso o pasta tutti assieme sullo stesso piatto. Una grossa differenza nei piatti a base di pasta sta anche nella quantità. In giro nel mondo le quantità servite sono di gran lunga maggiori che in Italia! Nella patria della pasta la quantità pro capite a pasto è in genere molto minore. Viene preparata con verdura, sugo, pesce o carne e il rapporto “salsa” pasta è spesso alla pari.

Patate Kartoffel
In Deutschland werden Nudeln in der Regel aus Weizengrieß und Eiern hergestellt und sind getrocknet im Handel erhältlich. In jüngerer Zeit erfährt auch abgepackte und gekühlte Frischware größere Verbreitung. Daneben sind kochfertige Instantsuppen oder Risotti und Gerichte sowie tiefgekühlte Fertigkost erhältlich.
Nudeln werden in Deutschland vorzugsweise als mit einer Sauce - deutsche Soßen werden mit Soßenbinder gebunden - ergänztes Hauptgericht gereicht. Auch als Beilage finden sie Verwendung, erreichen aber - mit Ausnahme der südwestdeutsche Küche - nicht so große Verbreitung wie Kartoffeln und daraus zubereitete Beilagen. Klöße, in Bayern und Österreich  auch Knödel genannt, spielen eine wichtige Rolle als Beilage. Klöße sind aus Kartoffeln gemacht, und Knödel mit alten Brot.
In der Küche des Südwestens (Württemberg und Baden) nehmen Teigwaren eine herausgehobene Stellung ein. Besonders bekannt sind Spätzle bzw. Knöpfle und Maultauschen, die die Grundlage verschiedener Gerichte bilden.
Knöpfle
In Germania la pasta viene di norma prodotta con farina di semola di grano duro e uova e viene venduta già secca. Negli ultimi anni si trovano in vendita anche confezioni di pasta fresca così come preparati istantanei per minestre o risotti anche surgelati.
In Germania si mangia la pasta condita con vari sughi, generalmente addensati con amido di mais, o fecola di patate, ma anche e soprattutto come contorno. Ma il contorno preferito restano le patate, soprattuto accanto alla carne, mentre in Baviera e in Austria molto più diffusi sono i Klöße, grossi gnocchi di patate e i Knödel gnocchi di pane.
Nelle regioni del sudovest, Württemberg e Baden la pasta occupa un posto importante nella cucina, famosi sono infatti gli Spätzle e i Maultauschen, ingredienti principali di numerosi piatti della cucina tedesca.
Klöße
Klöße Rezepte (für 4 Portionen)


500 g

Kartoffel(n), mehlig kochend
100 g
Stärkemehl, (Weizen- oder Kartoffelstärke)
Eigelb
1 EL
Butter
 
Salz
 
Muskat

Zubereitung
Kartoffeln waschen, schälen, klein schneiden und garen. Etwas ausdampfen lassen und durch die Presse drücken. Mit Salz, Butter und Muskat würzen. Eigelb und Stärke unterarbeiten.
Mit bemehlten oder feuchten Händen kleine oder große Klöße formen. Einen Probekloß in siedendem Wasser garen, um zu sehen, ob er hält. Gegebenenfalls noch etwas Stärke zufügen, sollte der Kloß zu weich sein. Hält der Probekloß, können die restlichen Klöße gegart werden.
Klöße passen zu festlichen Braten- und Fleischgerichten mit viel Sauce! Guten Appetit!
Ricetta dei Klöße (per 4 porzioni)
Ingredienti:
500 g di patate farinose già cotte
100 g di amido di mais o fecola di patate
1 tuorlo
1 cucchiaio di burro
sale e noce moscata
Preparazione
Schiacciare le patate già cotte e leggermente raffreddate, aggiungere gli altri ingredienti, e mescolare bene, formando un impasto ben consistente. Per saggiare la consistenza fare una pallina e immergerla nell'acqua e verificare che non si disfi. Se necessario quindi aggiungere altra fecola. Cuocerli in abbondante acqua salata. Sono indicati soprattutto per piatti a base di carne con molto condimento (sughetto)!!!!!
Semmelknödel
Pasta e risotto come contorni

lunedì 19 settembre 2011

Caffé o Kaffee?

Tutti sanno che sei vuoi bere un buon caffé in Germania devi ordinare un Espresso ristretto, se non vuoi vederti arrivare, una tazza del classico caffé lungo "all'americana", come lo chiamiamo noi, ma in Germania è il tradizionale Filterkaffee.
Filterkaffee
Gli italiani lo definiscono in maniera poco elegante "una ciofeca", gli americani invece se lo portano in giro tutto il giorno, ben conservato in capienti bicchieroni di carta o di plastica.

In Italia il caffé si beve da solo, a volte preceduto da un bicchiere d'acqua per allontanare dal palato ogni altro gusto che possa "oltraggiare" quello del caffé; lo prendiamo spesso in piedi al bar o a tavola alla fine di un pasto, in una piccola tazzina, a volte "ammazzato" da un liquore, grappa o anice, per esaltarne l'aroma, e tutto si risolve nel giro di pochi minuti tra il farlo e il berlo. La polvere del caffé nella sua preparazione viene "violentata" da una scarica di acqua e vapore bollenti, che velocemente trasformano pochi grammi di acqua e polvere macinata, in una cremosa bevanda aromatica.
Espresso
In Germania il Kaffee lo si beve in genere il pomeriggio, spesso addolcito anche da una morbida nuvola di crema di latte, servito assieme ad una fetta di dolce, seduti comodamente in poltrona o al più abitualmente in cucina, magari in compagnia di un paio di buoni amici o di un libro, e siccome è più "lungo" del nostro espresso, il piacere della sua degustazione dura di più. Non c'è fretta in una tazza di Kaffee, anche nella sua preparazione, l'acqua calda, non bollente, avvolge lentamente la polvere di caffè, che a differenza di quella italiana è macinata più grossolanamente, con calma la inzuppa lentamente e percola attraverso un filtro  fin nel thermos dove la bevanda resterà al caldo assieme ai suoi aromi fino al momento della sua degustazione.
Nonostante quello che possa sembrare, ai tedeschi pace talmente il caffè (bevono circa sette kg di caffè procapite l'anno) che gli hanno persino dedicato una giornata, il 30 settembre 2011sarà la giornata del caffé.
Moka napoletana
Nel dopo guerra in Germania il caffé era diventato il simbolo della ricostruzione e della ricrescita economica, bere un caffè significava "potersi di nuovo permettere qualcosa".
Il Kaffeefilter, come oggi lo conosciamo, si diffuse in Germania agli inizi del 1900, con l'invenzione dei filtri di carta usa e getta della signora Melitta Benzt, che rendevano più veloce e pratico filtrare il Kaffee, fino ad arrivare alle attuali macchine automatiche, che dosano acqua, polvere di Kaffee e sono dotate di thermos per mantenere la bevanda sempre calda conservandone gli aromi. Ancor oggi il marchio Melitta in Germania non ha rivali nel campo del Kaffee.
Primi filtri Melitta
Ma l'era del Kaffefilter sta vivendo una nuova reatà: cambiano i gusti, cambiano i temi. Anche i tedeschi cominciano ad apprezzare la cremosità di un macchiato o di un cappuccino, e se hanno problemi di stomaco preferiscono il nostro classico ristretto, perchè contiene meno caffeina. Il tempo diventa prezioso anche per gli efficienti tedeschi, e l'avvento delle cialde per caffè risponde alle necessità del momento.
Le tradizionali Filterkaffeemaschine un tempo presenti in almeno il 90 percento delle cucine tedesche stanno cedendo il posto alle più pratiche e alla moda Espressomaschine.

Filtri di carta
 Ma per chi ancora crede al piacere di una tazza di caldo Kaffee tra le mani, da sorseggiare in compagnia di un buon libro, oppure di fronte ad una profumata torta di mele, per chi attende con gioia l'arrivo degli amici per gustare assieme l'aromatica bevanda trascorrendo in allegria il pomeriggio, per chi non si lascia travolgere dalle mode e dalla tecnologia, per chi ama i rituali e l'attesa del piacere, voglio dare qualche consiglio sulla preparazione di una buona tazza di Filterkaffee.
Kaffeemaschine Melitta
PREPARAZIONE DI UNA TAZZA DI FILTERKAFFEE

Macinare preferibilmente al momento 60 grammi di caffé per litro di acqua Se si macina troppo grossolanamente, il Kaffee risulterà leggero ed acquoso, se la grana del macinato sarà troppo sottile, il Kaffee risulterà troppo amaro.
Utilizzare acqua corrente fredda, se la nostra acqua del rubinetto è molto dura, consiglio di usare acqua minerale non gassata. Non dovrà essere bollente ma ben calda (quando cominciano a staccarsi le bollicine dal fondo è la temperatura giusta).
La scelta della miscela dipende dal gusto personale: Arabica o Robusta. La miscela Arabica, più pregiata, ha un aroma più intenso e delicatamente fruttato; la miscela Robusta contiene quasi il doppio della caffeina della Arabica e il suo aroma è più forte, tendente al malto. Naturalmente tutto dipende dal gusto personale, il Kaffee non deve solo essere caldo, amaro e nero.
Per chi riesce a procurarselo consiglio il filtro di porcellana, piuttosto che di plastica, in alternatica i filtri di carta sono davvero pratici.
Una volta pronto il Kaffee può essere conservato caldo per qualche ora in un thermos, mantenendo così intatti tutti gli aromi, tenendo conto però che, più passa il tempo e meno gustoso e digeribile risulterà il Kaffee.
Una tazza di Kaffee contiene da 60 a 100 mg di caffeina, a seconda della miscela scelta.

Das 1×1 der Filterkaffee-Zubereitung
  1. Die Bohnen immer erst unmittelbar vor dem Aufbrühen mahlen. Omas alte Kaffeemühle leistet zu diesem Zweck auch heute noch hervorragende Dienste. Wichtig: der Kaffee darf nicht zu fein gemahlen werden, sonst werden beim Aufbrühen zu viele Bitterstoffe gelöst. Wird er zu grob gemahlen, ist die Kontaktzeit mit dem heißen Wasser zu kurz und der Kaffee schmeckt wässrig und dünn. Zum Aufbrühen von Filterkaffee nur frisches Wasser verwenden und kalt aufsetzen.
  2. Wasser des Härtegrades 7 bis 8 ist ideal. Bei weicherem Wasser eine Prise Salz hinzu geben. Bei härterem Wasser mit speziellen Filtern enthärten. Filter empfehlen sich auch bei einer geringen Qualität des Wassers hinsichtlich Mineralien und Sauerstoffgehalt.
  3. Die Auswahl der Kaffeebohne ist Geschmackssache: die beiden verbreitetesten Sorten 3. sind die Arabica- und die Robusta-Bohne. Arabica-Bohnen gelten als die feineren und hochwertigeren. Kaffees, die zu 100 % aus Arabica-Bohnen bestehen, duften besonders intensiv und können einen milden, süßen und fruchtigen Geschmack haben. Kaffees aus der koffeinreichen Robusta-Bohne (der Koffeingehalt ist etwa doppelt so hoch wie bei der Arabica-Bohne) haben dagegen eher ein erdiges, malziges und holziges Aroma. Sie werden aufgrund ihrer Würze häufig in Espresso-Mischungen verwendet, um diesen etwas mehr Körper zu verleihen. Dies ist aber nur eine grobe Einteilung, da Kaffee die unterschiedlichsten Aromen enthält. Kaffee ist nicht nur schwarz, heiß und bitter!
  4. Mit einem Porzellanfilter lassen sich geschmacklich bessere Ergebnisse erzielen als mit einem Papierfilter.
  5. Immer nur kleine Mengen Kaffee kochen, denn Kaffee sollte nur frisch zubereitet und nicht abgestanden getrunken werden.
  6. Das Wasser zum Aufbrühen sollte nicht kochen, etwa 92 – 96 Grad Celsius sind ausreichend.
  7. Pro Liter Wasser ca. 60 Gramm gemahlenen Kaffee rechnen.
  8. Kaffeebohnen unbedingt trocken, lichtgeschützt und kühl aufbewahren, jedoch nicht im 8. Kühlschrank und nicht in der Nähe von Gewürzen, sonst können deren Aromen aufgenommen werden. Immer nur kleine Mengen kaufen und den Kaffee am besten innerhalb einer Woche aufbrauchen.

lunedì 5 settembre 2011

Nutella per adulti

Chi lo ha detto che i tedeschi non sono dei buongustai?

La novità tra i liquori in Germania è il distillato di nocciola. Aromi che vanno dal gianduia, al cioccolato al caramello incantano i buongustai, persino quelli che hanno poco a che spartire con i superalcoolici. Con un sorso di acquavite al gusto di crema di gianduia si torna bambini.

Quando la mitica Ferrero, di Alba in Piemonte, lanciò  la Nutella sul mercato tedesco nel 1965, fu un successo senza paragoni e questa crema, dall'intenso color nocciola, dolcissima e ipercalorica, divenne ben presto un classico della colazione mattutina, da spalmare sul pane e il suo gustoso aroma di nocciole e gianduia spopolò.

Il futuro della nocciola nell'alambicco, inizia nel 1996 in un paesino della bassa Fraconia, Mömbris, vicino Aschaffenburg, dove Arno Dirker, si era trasformato da falegname in distillatore.

Nelle distillerie sulle sponde del Meno, della Mosella e del Reno, regna un rigido disciplinare che regola la distillazione della frutta e dove il marchio di qualità "Rosenhut" impone rigorosi criteri di qualità: solo e soltanto frutta ben matura, senza residui di foglie o gambi, banditi zucchero o aggiunta di aromi. La frutta doveva provenire solamente dalla Franconia.
Frutteti sulla Mosella
Arno, tenta invano di distillare le nocciole, per ricavarne gli aromi tipici della crema spalmabile, ma il gianduia, il cioccolato e il caramello restavano ben chiusi nei classici vasetti di Nutella. Inoltre le nocciole non erano tipiche della regione, e non potevano rientrare del disciplinare Rosenhut.
Ingo Holland, cuoco pluri premiato suggerisce ad Arno, di tostare le nocciole prima di distillarle. Dirker fa tostare le nocciole, le tritura, le lascia in infusione in alcool che quindi distilla e lascia stagonare. Risultato: 94 bottigliette di distillato di nocciola da regalare a Natale ai suoi clienti più affezionati. Un successo enorme.
Ma come aggirare le linee di condotta del marchio, visto che le  nocciole venivano importate dall'Italia, dalla Spagna e dalla Francia ma soprattutto dalla Turchia.

La soluzione arriva da Hubertus Vallendar, che ha la sua distilleria a Kail sulla Mosella e non in Franconia.
Fa del distillato di nocciola il suo cavallo di battaglia. Il suo aroma, la dice tutta: Nutella liquida. Un seducente profumo da bere, apprezzato dalle donne e da chi non è proprio avvezzo ai distillati.
Frutteti in Franconia
Un passo avanti  ancora lo compie Johannes Haas nella sua distilleria di Pretzfeld, piccolissimo paesino dell'alta Franconia, aggiungendo agli ingredienti baccelli di vaniglia e  altre due spezie segrete. Il distillato di nocciole tostate si arricchisce così degli aromi di gianduia, caramello, cioccolato e vaniglia.

I puristi della Schnaps (l'acquavite) forse storceranno il naso, ma da quando è nata la Nutella, c'è ancora chi si domanda se per gustare meglio questa crema di nocciole, non sia preferibile un velo di burro sul pane.
Distillato di nocciole Dirker