venerdì 14 dicembre 2012

Dove vivono i tedeschi con il maggior potere di acquisto

Dove vivono i tedeschi con il maggior potere di acquisto

Alcuni ricercatori hanno svolto uno studio sulla distribuzione del potere d'acquisto in Germania. In testa alla classifica c’è Amburgo. A livello provinciale, i più ricchi vivono in Baviera.

Secondo uno studio svolto da alcuni ricercatori della società di ricerche di mercato di Norimberga GfK, il potere d'acquisto dei tedeschi aumenterà leggermente nel prossimo anno, fino ad arrivare a circa 554 € pro capite in più rispetto al 2012.
Stando alle previsioni della Bundesbank l’attuale tasso d’inflazione del 1,5 per cento del potere d'acquisto reale farà registrare un leggero calo abbassandosi a circa il 1,4 per cento. "Si può quindi presumere che ci sarà una leggera crescita dei consumi il prossimo anno", ha detto GfK. Sono state rilevate, tuttavia, significative differenze regionali.


Potere d'acquisto previsto in Germania per il 2013

Aumento del 2,9 per cento
Gli esperti di mercato prevedono per il prossimo anno un potere d'acquisto complessivo di 16877 miliardi di euro per tutta la Germania. Ciò corrisponde a un aumento sul totale, rispetto all’anno precedente, del 2,9 per cento ossia un valore pro capite di 20.621 €.
Questo vuol dire che i tedeschi nel prossimo anno, avranno a disposizione una media nominale di 554 euro in più rispetto all'anno precedente, per vitto, affitto e altre spese varie, hanno spiegato i ricercatori. Il potere d'acquisto si riferisce al reddito disponibile netto della popolazione, compresi i sussidi e i contribuiti statali quali le pensioni, la disoccupazione e le prestazioni familiari.



Adeguamento delle pensioni al di sotto dell'inflazione
Tuttavia, non tutti hanno potrebbero beneficiare di questo aumento. Ad esempio, l’adeguamento delle pensioni potrebbe scendere sotto il tasso d’inflazione nel 2013 ha detto la GfK, anche se la crescita del reddito di molte industrie probabilmente rimarrà comunque soddisfacente.
A livello federale Amburgo si colloca prima della Baviera e del Baden-Württemberg con 22.769 euro pro capite. La Renania-Palatinato con 20.600 € rappresenta la media nazionale, mentre i Länder orientali sono ancora inferiori alla media complessiva nazionale, come ha rivelato l’indagine. Fanalino di coda è la Sassonia-Anhalt con 16.970 € pro capite.



La provincia di Starnberg prima tra tutteLa classifica dei distretti urbani e rurali non segnala significative differenze, ad eccezione di un cambio al vertice, la provincia di Starnberg (Bayern) è in testa con 30.509 € pro capite e il distretto degli Alti Tauri al secondo posto (30.165).
Anche sul gradino più basso della classifica c’è un altro cambio al vertice rispetto all’anno scorso, motivo principale è la riforma amministrativa dei distretti del  Meclemburgo-Pomerania che ha accorpato vari distretti particolarmente deboli e ne ha divisi altri.
Il fanalino di coda quindi quest’anno, secondo GfK non è più il nord-est della Germania, ma il distretto di Görlitz nella Sassonia, dove gli abitanti hanno a disposizione in media 15.687 euro pro capite.

Fonte: Die Welt

giovedì 13 dicembre 2012

La Germania sullo schermo

SGUARDO NEL PASSATO DELLA GERMANIA

 

Ormai va di moda produrre film sull’epoca del nazionalsocialismo, sia alla televisione che al cinema. Non passa mese che non venga prodotto un film che non tratti del periodo compreso tra il 1933 e il 1945.
Siamo arrivati alla seconda e terza generazione da quando è nato il mondo dei film, e di coloro che hanno vissuto in prima persona il nazionalsocialismo non ne sono rimasti poi tanti. I protagonisti cresciuti e diventati adulti negli anni tra il 1933 e il 1945 se ne vanno, ma restano i figli e i nipoti. Le loro esperienze nel frattempo sono sempre più spesso oggetto delle riprese dei registi. Oggi sono le storie dei discendenti dei nazisti, e dei figli delle vittime del genocidio ebreo, quelle che vengono narrate sugli schermi.
Il film “Lore” della regista Cate Shortland racconta la storia di una ragazza di quindici anni, che nella Germania distrutta del dopoguerra cerca di prendere le distanze dalla concezione del mondo della madre, sostenitrice dell’ideologia nazista. Il film della regista australiana è stato prodotto da un team internazionale, l’attrice che riveste il suolo della protagonista è la giovane esordiente Saskia Rosendahl. Nel film “Der deutsche Freunde” la regista argentino-tedesca Jeanine Meerapfel racconta i difficili rapporti tra la figlia di un emigrato ebreo e il figlio di un nazista scappato in Argentina.
Il nazionalsocialismo sempre più spesso al cinema e in televisone? Si potrebbe rispondere inequivocabilmente con un sì, e c’è un motivo. Ci sono ancora molte storie da raccontare. Certo la generazione direttamente coinvolta ormai sta sparendo, ma non i figli e i figli dei figli, film di questo tipo provocano sempre la stessa domanda: “Cosa è davvero successo a mio nonno?”.
Ma sta venendo fuori anche una nuova generazione di cineasti che si pone quesiti di altro tipo e con gusti estetici diversi rispetto all’argomento. Immediatamente dopo la guerra sono spuntati cineasti a loro volta vittime, sia ebrei che comunisti. Un decennio dopo si è diffusa la tendenza al filone dei film dedicati alle figure militari, in cui i cineasti avrebbero tentato di minimizzare il ruolo dei soldati semplici, secondo il motto “L’esercito non era colpevole”. Solo negli anni 60 e 70, con il “Nuovo cinema tedesco”, viene portato avanti un punto di vista più personale ripreso anche dai media.


La serie televisiva “Holocaust” del 1978 e in seguito il film di Steven Spielberg “Schindlers Liste” del 1993, hanno introdotto nei film una corrente più emozionale. Anche la durezza e la crudeltà portate sullo schermo vengono elevate su uno scalino più alto dall’epopea di Spielberg. Ormai è possibile vedere al cinema e in televisione un po’ di melodrammaticità anche in Germania. In precedenza, nel paese dei colpevoli, nessuno aveva osato trattare questo argomento. Si è arrivati persino a girare un film su una compagnia di commedianti tra cui proprio Hitler (“Mein Führer” di Dani Levy del 2007) .
Ma c’è ancora un ulteriore motivo che giustifica il crescente numero di film commerciali e spettacolari sul nazismo e il recente passato della Germania. Gli studenti delle scuole superiori dimostrano sempre meno interesse per l’argomento nazionalsocialismo. Certe loro reazioni a volte sono quasi simili ad una reazione … allergica, e poi i film dovrebbero oggi offrire uno spettacolo ricco di effetti se vogliono attirare la gente al cinema per toglierla dal televisore, per esempio un Hitler vecchio e decrepito tremolante per l’Alzheimer, oppure reso ridicolo. Nella scelta del metodo non occorre ricorrere a trucchi da cinema di Hollywood. Film come “Bastardi senza gloria” del 2009 di Quentin Tarantino oppure “Operazione Walkiria” del 2008 con Tom Cruise sono film spettacolari degni di Hollywood, ma sono stati girati in Germania. “La caduta” con Bruno Ganz nella parte di Adolf Hitler ha avuto un successo cinematografico mondiale.
Bruno Ganz è Hitler nel film "Die Untergang" (La caduta)

Il quotidiano tedesco Die Zeit ha steso qualche tempo fa una classifica dei migliori attori che hanno rivestito il ruolo di Hitler al cinema alla televisione e in teatro, il vincitore è risultato il cabarettista Gerhard Polt, che ha interpretato un Hitler piccolo borghese ed isterico che viene truffato da un rivenditore di auto.

venerdì 30 novembre 2012

Spiegel Affäre: lo scandalo Spiegel

Lo scandalo che ha sconvolto la Repubblica Federale di Germania

Lo “Spiegel-Affäre” è considerato il più grande scandalo che ha colpito la storia tedesca dal dopoguerra. Per la prima volta dopo la fine del regime nazionalsocialista, le autorità statali si scontrano legalmente con la stampa.



Arrivarono una mattina, sembravano personaggi dei bassifondi amburghesi, sono sfilati uno dopo l’altro davanti al custode stupefatto, senza farsi annunciare, diretti negli uffici della redazione di Amburgo del settimanale di informazione “Der Spiegel”. Però questi strani visitatori non erano dei malavitosi, come ben presto si scoprirà, ma membri della polizia criminale federale.
Nel corso delle indagini avviate per presunto alto tradimento a scopo giornalistico, nella notte del 26 ottobre 1962 vennero perquisite le abitazioni di 5 redattori dello Spiegel, e i due caporedattori Engels e Jacobi furono arrestati. Le richerche dell’editore Augstein restarono inizialmente senza esito. Si presenterà di sua volontà alla polizia due giorni dopo. L’autore dell’articolo, che causò così tanto scalpore è Conrad Ahlers, anche lui verrà arrestato dalle autorità spagnole mentre era in vacanza in Spagna. La polizia criminale per settimane occupò gli uffici della redazione passandoli al setaccio
.
La polizia Federale sequestra materiale negli uffici dello Spiegel

Per la prima volta dalla fine del regime nazista, una casa editrice viene perquisita con l’intervento delle autorità di governo, con lo scopo di intimidire e mettere a tacere la stampa. Si trattò tuttavia non solo di uno scandalo che riguardava la politica e i media, ma anche di un scandalo all’ombra della guerra fredda, che gravava innanzitutto sulla questione dell’incapacità dell’allora Repubblica Federale Tedesca di resistere e contrastare, con armi convenzionali un eventuale attacco nucleare da parte degli stati membri del Patto di Varsavia. Questo problema fu reso noto nell’articolo del giornalista Ahlers, esperto di difesa, intitolato "Bedingt abwehrbereit" (“Pronti a respingere, ma con riserva”I, che analizzava i risultati delle esercitazioni belliche della Nato denominate “Fallex 62”, e pubblicato il 10 ottobre 1962.
Ahler dimostrò, che il governo federale tedesco era scarsamente preparato per affrontare un attacco nucleare da parte del Patto di Varsavia: mancavano leggi per lo stato di emergenza, la sanità sarebbe immediatamente andata in crisi, così come le telecomunicazioni. Non sarebbe stato possibile provvedere alle necessità di tutta la popolazione, i collegamenti via terra sarebbero collassati. Ahlers inoltre criticava il cattivo stato in cui versavano le forze armate convenzionali. L’articolo conteneva dati dettagliati sugli eserciti della NATO, i loro armamenti e i movimenti delle truppe in caso di conflitto. Il giornalista considerava responsabile di tutto ciò soprattutto l’allora ministro della difesa e politico della CSU Franz Josef Strauß che il 10 ottobre ordinò una perizia con valutazione segreta. Gli esperti ritennero di aver scoperto che nell’articolo erano stati violati ben 41 segreti di stato, giudicando la pubblicazione dello “Spiegel” come atto di alto tradimento. Il ministro degli esteri al ritorno dalle sue vacanze fece pressioni sulle indagini. Il primo pubblico ministero della procura federale, Siegfried Buback, su ordine delle autorità e del ministero della difesa, avviò indagini nei confronti dello “Spiegel” sospettato di alto tradimento, contraffazione a scopo di tradimento e istigazione alla corruzione. Il consiglio federale si occupò della faccenda. Il cancelliere Adenauer giustificò le misure adottate con questa sentenza: " Wir haben einen Abgrund von Landesverrat im Lande" (“ Il paese è un abisso di alto tradimento").
Franz Josef Strauß

In un question time del parlamento federale il ministro Strauß, tento di minimizzare il suo ruolo nell’intervento della polizia e respinse ogni complicità nella vicenda. Tuttavia ben presto emerse che il giornalista Ahlers era stato arrestato per ordine del politico della CSU, illegittimamente e, come dovette ammettere l’allora ministro degli interni Hermann Höcherl al parlamento, “al di fuori di ogni legalità”. Questa farsa di sentenza è stata finora uno dei classici della tecnica dell’insabbiamento legale. Due giorni dopo l’interrogatorio, il 9 novembre Strauß dovette ammettere la sua implicazione nell’arresto del giornalista dello Spiegel. Il parlamento si sentì preso in giro. L’affare Spiegel, diventò un problema per il governo Adenauer. Editori, giornalisti e associazioni di categoria espressero la loro solidarietà allo Spiegel. Tornavano alla mente i periodi più neri della storia tedesca. La parola “Gleichschaltung” (livellamento) della stampa tedesca, fece il giro del mondo. Ci furono manifestazioni di protesta in tutta la Germania, a sostegno della libertà di stampa e dello stato di diritto. Nel frattempo il giornalista Ahlers, l’editore Augstein e i due collaboratori restavano in prigione. Il 14 dicembre dello stesso anno il cancelliere Adenauer riorganizzò il proprio governo estromettendo Strauß. L’ex ministro della difesa fu congedato con tutti gli onori. Il cancelliere dichiarò la famosa frase "Bittere Stunden formen den Mann" (“I momenti più difficili formano l’uomo”) e annunciò le sue dimissioni nell’autunno del 1963. Il 7 febbraio 1963, dopo 103 giorni di prigione, anche Augstein fu finalmente rilasciato.


Manifestazioni di solidarietà allo Spiegel

Due anni più tardi la giustizia tedesca tornò ad occuparsi di nuovo dello scandalo Spiegel: nel maggio 1965 la Corte di Giustizia federale respinse il rinvio a giudizio di Augstein e Ahlers, con la motivazione che l’articolo dello Spiegel non aveva violato alcuno stato di segretezza. Contro Strauß la procura riconobbe i reati di abuso d’ufficio e privazione della libertà personale, mentre contro “Der Spiegel” fu contestato il reato di violazione della costituzione. L’editore Rudolf Augstein, che nel frattempo era morto, disse una volta che il tentativo di mettere a tacere lo scomodo Spiegel era fallito. Alla fine il settimanale ricavò grande pubblicitò da tutta la vicenda: dopo due generazioni di giornalisti il settimanale d'informazione di Amburgo, non ha avuto successo solo economicamente. La casa editrice Spiegel, nella indipendente città anseatica di Amburgo è considerata la roccaforte del giornalismo investigativo della Repubblica tedesca.

Conrad Ahlers


martedì 20 novembre 2012

Kaffeehäuser a Vienna

KaffeeHäuser in Wien



Luci soffuse, vecchi tappeti, arredamento di legno scuro, un leggero mormorio in sottofondo, un tavolino pieno di giornali, il frenetico via vai delle strade affollate di Vienna diventa in cinque minuti un ricordo, quando si entra in una Kaffeehaus viennese. Sono i locali più eleganti della capitale austriaca, luoghi d’incontro di artisti, scrittori, impiegati, dirigenti. Qui tutti dimenticano la fretta. Un secolo fa quando le abitazioni viennesi erano piccole, fredde e scure, la Kaffeehausi era diventata il salotto di molti viennesi: calda, luminosa e confortevole, l’ideale per incontrarsi con amici e conoscenti. Scrittori e artisti hanno reso leggenda questi locali, il re dei valzer, Johan Strauß Junior diede il suo primo concerto nel Café Dommayer rendendo popolari i valzer viennesi in tutte le Kaffehäuser



Café Jelinek

Un’autentica Kaffeehaus a forma di L all’angolo Otto Bauer Gasse, che offre numerose specialità a base di caffè. Qui regna un’atmosfera tutta particolare, è come essere un po’ nel soggiorno di casa o in uno scompartimento di un treno, ma anche in un cinema d’altri tempi. Il bancone del bar è dominato da un cartello su cui è scritto in tedesco e in inglese “Wer’s eilig hat, wird hier nicht bedient” (Non si serve ai clienti frettolosi), bisogna quindi lasciare fuori della porta lo stress e le scadenze. I suoi interni non sono cambiati negli ultimi 50 anni e si può dire che lo Jelinek è uno degli ultimi caffè storici che ha mantenuto la sua atmosfera originale.



Café Museum

Dopo alcuni anni di chiusura per restauro, dal 2010 il Café Museum alla Operngasse ha riaperto. Arredato secondo lo stile originario dell’epoca, il café Museum risale al 1891 ed è stato punto di ritrovo per numerosi artisti austriaci di fama mondiale tra cui i pittori Gustav Klimt, Egon Schiele e Oskar Kokoschka, gli scrittori Joseph Roth, Elias Canetti e Robert Musil, i musicisti Franz Lehar e Oscar Straus. E’ qui che si può gustare l’originale Strudel di mele viennese accompagnato da panna montata e una schiumosa tazza di Mélange, il cappuccino viennese.


Café Prückel

Un tempo si chiamava Café Lurion è la classica Ringstraßen-Kaffeehaus viennese, si trova all’angolo tra le Tubenring e la Dr. Karl Lueger Platz di fronte al Museo delle Arti Applicate. Arredata secondo lo Jugendstil degli anni 50 è molto apprezzata dai personaggi più in vista tanto che è diventata monumento nazionale assieme al Café Sperl, Ritter e Landtmann. Nelle belle giornate di sole è veramente piacevole gustarsi un Kleine Braune (caffè ristretto con panna montata) o una Prückel Creme, la specialità di questa caffetteria, con una fetta di Sacher seduti allo Schanigarten, il bar all’aperto, come lo chiamano gli austriaci. Nei fine settimana è possibile assistere su prenotazione a serate musicali e letterarie, inoltre la caffetteria offre anche la possibilità di consumare panini e piatti caldi di loro produzione.


Café Central

La famosa Kaffeehaus che si trova nel Palais Ferstel, con i suoi oltre 130 anni di storia era il punto di ritrovo preferito di molte personalità nel campo dell’arte, delle lettere e delle scienze, come Arthur Schnitzler, Sigmund Freud e lo scrittore Peter Altenberg (1859 – 1919) che praticamente viveva nel Café Central, collocato tra il Municipio e lo Stephansdom. Una figura di cartapesta raffigurante il letterato seduto al tavolino con lo sguardo fisso nel vuoto, ricorda ancor oggi questo cliente abituale, che si faceva persino arrivare la posta in questa caffetteria. L’ambiente unico dal punto di vista artistico che abbina perfettamente la sua eccezionale produzione artigianale di fine pasticceria viennese.



Café Hummel

Christina Hummel con i suoi 36 anni gestisce dal 2005 la caffetteria di famiglia ed è anche la più giovane proprietaria di una Kaffeehaus a Vienna. Lo stile degli interni ricorda gli anni 60, ma il caffè risale al 1935. Qui oltre a gustare un delizioso caffè viennese, vengono servite varie ghiottonerie sia a pranzo che a cena, si possono sfogliare quotidiani e riviste austriaci ma anche stranieri, giocare a carte o a scacchi, o semplicemente guardare la televisione. D’estate il caffè è aperto anche all’esterno su una bella terrazza che affaccia sulla zona pedonale Josefstadt.



Café Landtmann

Quando nel 1873 Franz Landtmann aprì la più grande ed elegante caffetteria a Vienna, non sapeva che aveva creato un’istituzione viennese. Da allora mille volti noti sono stati clienti abituali di questa prestigiosa Kaffeehaus: Gustav Mahler, Marlene Dietrich, Romy Schneider, Hillary Clinton e sir Paul MacCartney. La tradizione viennese si affianca anche a qualche gustosa novità come ad esempio lo Schokocino, mélange di cioccolata calda e cappuccino serviti assieme a panna montata e una crema al caramello, il Maria Theresia, caffè lungo in un bicchiere di vetro con liquore all’arancia, panna montata e granella. In questi giorni apre ai clienti il Wintergarten, una moderna costruzione annessa fatta in metallo e vetro.

sabato 3 novembre 2012

Il rito del Caffé e la Dröppelminna

La DRÖPPEL MINNA
In Inghilterra alle 17.00 c’è l’ora del thè, in una regione della Renania Westfalia c’è l’ora del caffè, la Bergischen Kaffeetafel, rito pomeridiano nato all’inizio del 20° secolo.


Il caffè nella regione Bergischen Land era noto sin dal 18° secolo, ma la popolazione più povera doveva accontentarsi di surrogati come, il caffè di malto (Muckefuck), conosciuto anche come Malzkaffe, o il altri estratti da cereali. In occasioni speciali come matrimoni o battesimi, la bevanda veniva accompagnata da frittelle (Waffeln) o altri dolcetti, e servita nella Dröppelminna, il termine popolare con cui si chiamava una panciuta caffettiera considerata elemento indispensabile su un tavolino apparecchiato per “Kaffeetrinken mit allem Drum und Dran” (bere il caffè con tutti gli annessi e connessi) nelle famiglie tedesche benestanti.


La Dröppel minna era inizialmente di metallo, spesso di stagno, in seguito di porcellana, poggiata su tre piedini sotto cui, per tenere il caffè in caldo veniva acceso un fornellino a spirito. Il suo nome strano deriva da due parole: “dröppeln”, che nel dialetto renano significa “gocciolare” (tröpfen), e “Minna”, diminutivo di Wilhelmine, nome proprio molto diffuso tra le cameriere delle case benestanti. All’epoca non esistevano i filtri per caffè, quindi dopo un paio di volte che veniva versato il caffè nelle tazze, il beccuccio si otturava impedendo il passaggio del caffè che non fluiva più facilmente nelle tazze, ma “gocciolava”.


La Dröppelminna faceva bella mostra di sé al centro della tavola dove veniva servito il caffè, attorniata da piatti ricolmi di pane bianco dolce, riso al latte, pane nero, formaggio Quark, Burro e frittelle. Era sicuramente una “merenda” ipercalorica, che alla lunga poteva rendere “panciuti” (bauchig) proprio come la Dröppelminna.


Oggi la Dröppelminna è stata sostituita egregiamente da una più pratica Kaffeekanne termica, in cui il caffè travasato resta caldo conservando intatto il suo aroma, mentre l’abitudine di accompagnare una fumante tazza di caffè con dolci o tartine è rimasta intatta, parte integrante dell’ospitalità di questa regione che viene celebrata persino in un museo, il Niederbergisches Museum, dove è possibile prenotarsi tutti i mercoledì e i sabati per partecipare ad una dimostrazione guidata con degustazione di una autentica Bergischen Kaffeetafel, differenziata anche per adulti o bambini.

venerdì 5 ottobre 2012

Crisi nel settore automobilistico in Germania

Auto-Krisengipfel im Kanzleramt
(Articolo in originale)

Traduzione di Claudia Marruccelli



La peggiore crisi delle vendite sul mercato europeo nella produzione di automobili su vasta scala colpisce duramente l'industria tedesca. Lunedì numerosi dirigenti del settore sono stati ricevuti dalla Cancelleria. Essi contano di ottenere almeno un programma federale di acquisti - ma hanno in serbo molte più richieste.
Lunedi primo ottobre i dirigenti della Volkswagen, Daimler, BMW, Ford, Opel e le altre società del settore si sono incontrati a Berlino con la cancelliera tedesca. Tra gli ospiti c'era anche il presidente della VW Martin Winterkorn, secondo quanto è stato riferito dagli ambienti dell’industria automobilistica. Ufficialmente si tratta solo di un incontro previsto da tempo con Angela Merkel (CDU) e quattro dei suoi ministri, per accelerare l’introduzione delle auto elettriche in Germania. Ma ufficiosamente, se si tiene conto dei recenti sviluppi della crisi nel settore automobilistico nel mercato europeo su larga scala, la peggiore degli ultimi venti anni, potrebbe trattarsi anche del tentativo di dare una spinta al settore. Le aziende hanno già tagliato le previsioni di vendita, ridotto la produzione, e stanno pensando di non rinnovare i contratti dei lavoratori a tempo determinato. La crisi colpisce soprattutto Ford, Fiat, Opel e Peugeot, ma si sta facendo sentire lentamente anche alla VW e alla Daimler.


Incentivi per l’acquisto di auto elettriche?In questa situazione, le aziende automobilistiche si aspettano almeno un programma di rinnovo del parco auto nella pubblica amministrazione con l’acquisto di auto elettriche. Il presidente della VW e i suoi colleghi della BMW e Daimler, Dieter Zetsche e Norbert Reithofer, sarebbero anche del parere di richiedere finanziamenti statali rivolti al pubblico per l'acquisto di auto elettriche. In realtà, tempo fa il ministro dell'Economia tedesco Philipp Rösler aveva respinto tale proposta. Ma la disponibilità potrebbe aumentare perché stanno arrivando ​​sul mercato i primi veicoli provvisti di accumulatori elettrici di produzione tedesca e quindi oltre all’intervento da parte di aziende straniere come la General Motors e la consociate tedesche Opel e Ampera Elektro Auto o la francese Renault-Nissan, un acquisto con contributo statale tornerebbe utile.
La prima sarà la Daimler con la versione elettrica della Smart, che sarà consegnata nelle prossime settimane. Seguiranno l'anno prossimo la Volkswagen con la piccola UP e la BMW con la i3, una vettura compatta costruita in fibra di carbonio. In Francia, sono già in vendita auto elettriche con contributo statale fino a 7000 euro.
BMW i3 (elettrica)

Non basta incentivare la ricerca
Nel corso della riunione di Berlino si è anche parlato di raddoppiare, per il 2012 e il 2013, l'erogazione degli incentivi per sostenere la ricerca nel campo delle auto elettriche, fino a un miliardo di euro. I progetti presentati, dal punto di vista dei ministeri, sarebbero insufficienti alle necessità dell’industria. Sarà Henning Kagermann, ex manager di SAP (multinazionale europea per la produzione di software) e attuale presidente della Piattaforma Nazionale per la Mobilità Elettrica, a spiegare come si procederà in futuro. La terza relazione della rete di dirigenti del settore, accademici e rappresentanti della politica doveva essere approvata ancora nel mese maggio, ma è stata consegnata alla cancelliera solo ora.
Secondo il rapporto, pubblicato sul Frankfurter Allgemeine, l'obiettivo del governo federale sarebbe di mettere in strada in Germania milione di auto elettriche entro il 2020 grazie solo ad ampi fondi statali. I dirigenti del comitato consultivo, i più importanti manager di aziende automobilistiche, chimiche, energetiche e tecnologiche presenti richiedono oltre al finanziamento alla ricerca, pari a un miliardo e già concesso, diverse centinaia di milioni di euro, per la costruzione di una infrastruttura di ricarica pubblica e altri incentivi non monetari.
Volkswagen Up (elettrica)

Industria: l’obiettivo per il 2020 non sarà facilmente raggiunto
Finora, l'esenzione dalla tassa automobilistica per le auto elettriche è stata estesa a dieci anni, è previsto un programma di appalti pubblici ed è stata promessa una riduzione della tassa casa automobilistica per le auto di servizio elettriche. Ma questo non basta agli industriali. Secondo il rapporto, con gli attuali finanziamenti verranno messe su strada entro il 2020 al massimo 600.000 auto elettriche. Per raggiungere l'obiettivo ancora lontano di un miliardo, gli industriali richiedono norme speciali per la l’abbattimento dei costi di acquisto e prestiti a tasso agevolato da parte della banca statale KfW (Banca tedesca istituita in Germania nel 1947 per finanziare la ricostruzione). Inoltre, sarà richiesto un incentivo fiscale diretto di € 150 per kilowatt-ora sfruttato nelle auto elettriche. L’Industria spera anche di ottenere la costruzione di 150.000 impianti di ricarica.

Potere d'acquisto a livelli minimi negli ultimi venti anni in Germania

Kaufkraft so niedrig wie vor 20 Jahren
(articolo in lingua originale)
Traduzione di Claudia Marruccelli



Le retribuzioni attuali dei lavoratori tedeschi hanno un potere d’acquisto paragonabile a quello di venti anni fa. Secondo quanto reso noto dall'Istituto per l'Economia Tedesca, dal 1991 i salari netti sono aumentati di pari passo con i prezzi.
Nel 2011 quindi un lavoratore per un'ora di lavoro ha guadagnato il 45 per cento netto in più rispetto a 20 anni fa. I prezzi sono saliti nello stesso periodo del 43 per cento. Così ora per il paniere di spesa vale  lo stesso numero di ore dei primi anni ‘90.

Ciò che un lavoratore medio può permettersi lavorando per lo stesso numero di ore, dipende dalle preferenze dei consumatori. Una bottiglia di Kölsch (la birra di Colonia) richiede allora come oggi l'equivalente di tre minuti di lavoro in fabbrica o in ufficio. Per una cotoletta di maiale, viceversa occorrevano invece di 36 minuti per ogni chilo di carne, solo 30 minuti di lavoro.
Anche per l'abbigliamento l’aumento dei prezzo è relativamente aumentato rispetto a quanto percepito nel 1991. Solo con il prezzo della benzina i salari tedeschi non sono riusciti a tenere il passo: per un pieno di carburante nel 2011 hanno dovuto lavorare quasi due ore in più rispetto a venti anni fa.

L'Islam fa parte della Germania

Merkel – "Der Islam ist ein Teil von uns"
articolo in lingua originale

Traduzione di Claudia Marruccelli


In occasione di una videoconferenza con i membri del CDU Angela Merkel ha invitato a una maggiore tolleranza nei confronti dei mussulmani. Occorre fare una distinzione tra islamisti e Islam, ha detto la cancelliera.

La cancelliera tedesca Angela Merkel (CDU) ha chiesto maggiore tolleranza nei confronti dei mussulmani. In una videoconferenza con i membri del partito CDU, mercoledì sera, alla domanda se l'Islam si potesse considerare parte della Germania, il segretario generale del partito ha così risposto "Dobbiamo essere aperti e accettare il fatto che l'Islam è parte di noi".

La Merkel ha anche aggiunto: "Forse dovremmo, come cristiani, preoccuparci di più della nostra religione e parlare di più del cristianesimo, invece di avere paura dell'Islam".
La Cancelliera ha sottolineato che oggi più di tre milioni di mussulmani vivono in Germania. "Dobbiamo assolutamente fare attenzione di non fare di tutt’erba un fascio", ha ammonito.
La maggior parte dei mussulmani residenti in Germania si è dissociata, “prendendo le distanze” dalle azioni violente generatesi durante le manifestazioni contro il recente film anti-islamico. La Merkel rivolta ai politici presenti al collegamento, ha indirizzato un ammonimento a chi considera gli islamisti come rappresentanti l’Islam in Germania”.

L'assegno nucleo familiare un "atto di giustizia"
Inoltre, la Merkel si è espressa a proposito dell’assegno per il nucleo familiare. "Mi batterò per assicurare che venga approvato", ha detto. C'è nel dibattito attuale, la paura che gli asili nido a tempo pieno (Kitas) possano essere considerati un’alternativa all'assegno familiare. Si tratta di permettere ai genitori stessi di vivere il proprio progetto di vita, ha detto. Pertanto, è un atto di giustizia perseguire il diritto legale di un posto negli asili nido a tempo pieno, ma anche quello dell'assegno per il nucleo familiare.
Nella conferenza andata in onda sul sito ufficiale Internet, che è durata un’oretta, un software internet dalla sede centrale della CDU a Berlino ha permesso ai rappresentanti e i funzionari del partito di restare collegati e interagire con la Merkel.

giovedì 20 settembre 2012

Vulkaneifel


L'Eifel è una regione della Germania occidentale, particolarmente adatta alle escursioni e alle attività ricreative all'aperto. Anche le cittadine della regione, con i loro vecchi e caratteristici edifici sono attrazioni turistiche degne di essere visitate. La regione dell’Eifel è anche meta preferita dei fan dei motori, infatti è qui che si trova uno dei tre circuiti automobilistici tedeschi, il Nürburgring. Nel nord della regione il Parco nazionale dell'Eifel ospita il Rursee, uno dei più grandi laghi artificiali della Germania. Ci sono molti sentieri per escursioni che sono sempre affiancati da corsi d’acqua.

Vista dall'alto del Rursee

Seguendo la Rur si arriva a Monschau: la città è incantevole, ricca di case a graticcio sotto tetti di ardesia. Tessitori di lana e produttori di tessuti nel 18° secolo hanno reso ricca Monschau. Testimonianza ne è la "Rote Haus", una volta era sede originaria della famiglia Scheibler. Nella Marktplatz c’è una fontana dedicata ai conciatori, tessitori e tintori che hanno lavorato e vissuto a Monschau.

Fontana a degli artigiani  Monschau

Lungo la strada più a sud-est, il paesaggio cambia volto. Gli "occhi della Eifel" qui sono i Maar, laghi di origine vulcanica, formatisi in antichi crateri già da tempo inattivi. Solo nel paesino di Wallenborn sono visibili regolari segni di vita sulla superficie terrestre: ogni 45 minuti il "Wallende Born" sputa fuori un geyser, un getto d’acqua ricco di zolfo e anidride carbonica.

Geyser Wallenborn in inverno

L'Eifel è anche un luogo d’ispirazione molto apprezzato dai monaci anche in tempi precedenti. Tra i molti monasteri nella zona orientale dell’Eifel c’è la stupenda abbazia benedettina di Maria Laach, fondata e costruita nel 1093 in pietra locale: tufo, calcare, arenaria, basalto, lava e scisto. La chiesa del convento è un perfetto esempio di architettura romanica. "Ora et labora et lege", è in latino la regola dell'ordine dei Benedettini. Pregare e lavorare e leggere regolano ancora il ritmo della vita nel monastero, che in alcune zone è aperto anche agli ospiti.

Nordschleife (Curva Nord del Nürburgring)

Il Nürburgring è l'unica fonte di "rumoroso disturbo"nell’Eifel. Gli appassionati degli sport a motore sono nel loro elemento qui: possono ammirare i loro campioni al volante durante la stagione agonistica di Formula 1 e del Campionato Touring Car o anche provare le proprie abilità di guida in pista sul leggendario rettilineo con la famigerata Nordschleife (Curva Nord). Ai piedi della Rocca di Nürburg si tiene ogni anno nel mese di giugno, il festival all'aperto "Rock am Ring" a cui partecipano band di primo piano e più di 80.000 appassionati di musica. Tutti sono i benvenuti nell’Eifel con le sue foreste e corsi d’acqua, i suoi magnifici panorami e i suoi spettacoli automobilistici e musicali.


Panorama dei Maar (Vulkaneifel)


venerdì 14 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Antonio Muñoz Molina


Cosa dicono di noi gli scrittori europei (5a parte)

Articolo in lingua originale:

Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi


Antonio Muñoz Molina (Spanien)

Se si dà credito alle osservazioni di alcune fonti autorevoli, sembra essere evidente che l’intransigenza con cui le richieste del governo tedesco, rivolte ai paesi più vulnerabili dell’Unione Europea, di una più radicale austerità, ci spinge ulteriormente alla rovina. Anche se la distinzione tra paesi responsabili e paesi spreconi non è così ben definita come sembra, per molti anni le banche dei paesi ricchi hanno tratto grossi vantaggi, finanziando le economie deficitarie dei paesi emergenti. Con l’abbondanza di denaro, che ha alimentato la bolla immobiliare spagnola, sono state finanziate la riunificazione delle due Germanie e la crescita dell’economia tedesca. Senza il grande interesse dei turisti tedeschi e britannici, e dei pensionati che hanno acquistato case per vacanze in Spagna, il mercato immobiliare spagnolo sarebbe stato molto meno attraente per gli investitori. Col senno di poi, si sarebbe potuto prevedere con anni di anticipo la bancarotta imminente dell’economia spagnola. Tuttavia ancora nel 2007 la borsa spagnola era il mercato più redditizio d’Europa, e alcuni dei quotidiani più in vista, che oggi ci negano la rispettabilità creditizia, diffondevano un ottimismo, che già a quel tempo a pochi di noi sembrava completamente irrazionale.

Non voglio negare o diminuire la responsabilità della Spagna. Ma ho l'impressione che il governo tedesco e l'opinione pubblica, con tutte le critiche giustificate che arrivano dall’esterno, abbia chiuso troppo volentieri un occhio di fronte alla propria mancanza di responsabilità nei suoi fallimenti. Ma anche se così fosse, non servirebbe a nulla. E anche se si avesse ragione al 100% il disastro non diventa meno grave. Forse molte persone in Germania non vedono – o non vogliono vedere - che l'austerità imposta non fa che rafforzare la crisi, e l'ingiustizia non può che continuare a crescere, dato che per il momento la gente che non ha la minima colpa per il disastro, non può fare altro che pagare i conti, e sono i poveri, i lavoratori, i dipendenti pubblici in pensione, i malati indigenti, gli emigrati. Nonostante tutto ciò io non provo avversione verso la Germania, e credo che la stessa cosa valga per molti spagnoli. Al contrario, per uscire dall’abisso in cui ci troviamo, abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale; e qui possiamo, quando si tratta di determinate competenze personali e senso comunitario, imparare dalla Germania: l'amore per un lavoro attento, la coerenza, la responsabilità individuale, rispetto per la consapevolezza della conoscenza e dell'esistenza di un bene comune e dei valori sociali. Come molti anni fa, quando ebbi il mio primo presentimento che il mio paese si stava dirigendo nel baratro, nonostante l'ondata di successo, sono ancora convinto che si possa imparare dalle migliori qualità della Germania.

mercoledì 12 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Roberto Saviano

Cosa dicono di noi gli scrittori europei (4a parte)
Articolo in lingua originale:

Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.




Roberto Saviano (Italien)

C’è stata una Germania in ogni fase della mia vita. Da ragazzino, la Germania per me era quella dei biondissimi Rudi Völler e Klinsmann; quella del rigore di Andreas Brehme ai mondiali del 1990, contro la squadra di Maradona, dopo la vittoria sulla nazionale italiana; quella della Germania dei racconti di mio nonno, il paese dei campi di concentramento, dove fu imprigionato, e dei tedeschi che arrivati nella nostra Caiazzo, furono autori di un efferato massacro. Poi c’è stata la Germania degli italiani emigrati a Stoccarda, Monaco e Amburgo, che mi suggerirono di fare come loro, perché “uno con la testa come la tua qui può fare subito carriera”. La Germania delle turiste che ci facevano impazzire, quando arrivavano sulla Costiera Amalfitana per farsi corteggiare da noi, come delle dee nordiche scese dal cielo; con loro si realizzava ciò che con le nostre ragazze non avremmo mai osato fare, neanche in sogno! Era la Germania delle borse di studio ottenute senza raccomandazioni. La Germania della democrazia che vince sulla Repubblica Tedesca dell’Est. La Germania, secondo mio padre, del cibo immangiabile, delle donne fantastiche a letto (soprattutto con gli italiani), e della gente, soprattutto i bavaresi, “che sono cordiali quasi quando noi meridionali”. Per i miei amici la Germania era il paese in cui tutto fila liscio, in cui gli ospedali funzionano, in cui la polizia è civile, in cui si può fare sesso senza inibizioni e senza essere sposati, e in cui si può aprire un buon ristorante. Per i miei familiari emigrati era il paese in cui si lavorava molto, ma si guadagnava anche, in cui sono stati un po’ maltrattati, in cui s’incontravano soprattutto persone antipatiche e solo qualche volta quelle gentili e da cui si poteva ottenere qualcosa solo se si sgobbava come tutti. Non c’era una Germania, ma parecchie. E ora c’è la Germania che deve aiutarci, che ci critica, che vuole seppellire l’Europa; è la Germania della signora Merkel, che ha nelle sue mani il destino di tutti noi. Ecco che ritorna a galla l’antico pregiudizio su di un paese, con la stessa superficialità degli stereotipi che circolano sull’Italia. Effettivamente l’errore in Germania è quello di non considerare l’Europa come un soggetto, ma di vedere solo il cuore economico dell’Europa, e la Germania sbaglia anche quando tratta il resto dell’Europa come se non ne facesse parte. Siamo dannatamente simili, e anche la Germania è dannatamente simile a tutta l’Europa, anche se non vuole ammetterlo. Ecco perché tutti si aspettano qualcosa da lei. Quando si tratta di discutere si trasforma in uno spauracchio: il binomio Merkel-Germania “ci massacrerà tutti” come un esercito, che può salvarci o annientarci. Come accade per chi ti salva o ti fa precipitare nell’abisso, puoi o amarlo o odiarlo. C’è una Germania che ragiona col cuore e una Germania che ragiona col cervello, una di cui si può parlare a tavola con gli amici, e una che si spera possa esistere. Non si può più parlare di una sola Germania, ce ne sono numerose, e ognuna rappresenta una particolare idea, una particolare immagine. Ogni volta che si parla della Germania, il suo destino non ha nulla a che fare con i paesi, che non solo la circondano, ma la compongono, viene il sospetto che lo spirito europeo si stia indebolendo e che il suo DNA si stia alterando. Lo stesso accade se si pensa agli altri paesi europei, la loro salute dipende dall’aiuto tedesco. La Germania è diventata questo contrasto. Mentre contribuisce, aiuta se stessa e si danneggia allo stesso tempo. Tagliare questo nodo gordiano significa comprendere il destino di questo paese. Noi italiani siamo la Germania (Anche se non sembra) e la Germania è l’Italia (Anche se ai tedeschi non va mica tanto giù!)


venerdì 7 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Petros Markaris

Cosa dicono di noi gli scrittori europei (3a parte)

Articolo in lingua originale:
Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.



Petros Markaris (Griechenland)
I poveri e gli emarginati non hanno alcuna simpatia per i ricchi. E’ sempre stato così e i tedeschi si devono rassegnare. Altri ricchi stanno bene anche così. Questa è un’interpretazione, che probabilmente piace di più ai tedeschi. Ce n’è una seconda, più complessa. I tedeschi hanno più di tutti approfittato dell’euro. Gira anche voce in Europa che la Germania sia stata l’unica a beneficiare dell’introduzione dell’euro. Se fosse vero, si farebbe ai tedeschi un torto. Poiché questo risultato non è ne’ un caso ne’ un privilegio. I tedeschi hanno una fiorente economia, grazie ai loro richiestissimi prodotti di elevata qualità, che sanno abilmente rendere competitivi.
Il problema è che i tedeschi vogliono applicare questa ricetta economica di grande successo anche alla politica. I tedeschi vogliono fare politica spendendo poco. Essi controllano l’intero sistema economico, ma nel loro pensiero politico non tengono conto delle priorità nazionali. Prendiamo ad esempio il dibattito sull’uscita della Grecia dall’eurozona. Quasi ogni giorno c’è un politico diverso che dice la sua, e la cosa è’ comprensibile. L’anno prossimo ci saranno le elezioni in Germania e queste dichiarazioni hanno una valenza elettorale. Solo che quest’atteggiamento non è degno di un politico di un paese che vuole mantenere il predominio in Europa. In primo luogo perché dà l’impressione che la Germania decida da sola chi va e chi viene nell’Eurozona. La cosa non suona bene soprattutto nell’Europa del sud. In secondo luogo perché tali decisioni vanno prese a tempo dovuto, senza strombazzarle tanto in anticipo.
I tedeschi dicono spesso che dovremmo imparare da loro. E’ vero. Per una buona gestione economica potremmo imparare molto dai tedeschi, ma loro dovrebbero imparare qualcosa sulla politica dagli americani. Poiché questi ultimi hanno risollevato economicamente l’intera Europa del dopo guerra, in particolare proprio la Germania dell’Ovest, spendendo per questo scopo una quantità enorme di capitali, tra sovvenzioni e prestiti (Piano Marshall). Si erano resi conto che per diventare una potenza mondiale, c’è da pagare anche un prezzo. I tedeschi vogliono essere una potenza di primo piano in Europa, ma non ne vogliono pagare il ben che minimo prezzo. Una leadership senza prezzo nella politica mondiale non esiste sin dai tempo della seconda guerra mondiale, fatta eccezione per l’Unione Sovietica.

martedì 4 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: John Banville


Cosa dicono di noi gli scrittori europei (2a parte)
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Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.




John Banville (Ireland)Assillati da ogni tipo di difficoltà, noi irlandesi ora abbiamo sete di vittorie. Ecco perché molte migliaia di appassionati di calcio irlandesi si sono recentemente spinti fino in Polonia, per assistere ai mondiali di calcio. All’inizio del campionato, una mattina la prima pagina di un nostro quotidiano ha pubblicato la foto di un gruppo di tifosi irlandesi, che reggeva allegramente uno striscione su cui era scritto: “Angela Merkel crede, che ci stiamo dando da fare”. Una battuta davvero impertinente – ma che nasconde un atteggiamento indicativo. Tutta l’isola irlandese è stata per otto secoli una colonia britannica diventata indipendente solo nel 1922. Tuttavia nella giovane repubblica aleggia ancora una certa antipatia nei confronti della Gran Bretagna, presunta fonte di ogni male, nel passato come nel presente. Come ci si può aspettare che cresciamo, questo ci è stato chiesto, quando la grande matrigna minaccia ancora aldilà del mare d’Irlanda?
Poi abbiamo aderito alla CEE, come si chiamava allora e lentamente abbiamo iniziato a focalizzare meglio nostri obiettivi. Inizialmente l’adesione alla comunità europea era considerata poco più di una miniera d’oro dai nostri contadini, su cui le sovvenzioni della CEE si riversavano come una pioggia d’oro. Denaro gratis! In quei primi giorni nelle nostre menti l’Europa era considerata più o meno come grande blocco unico, in cui riuscivamo a stento a distinguere le varie nazione di cui la CEE era formata. Provavamo un certo affetto per la Germania, che alla fine non ci aveva mai bombardato, tranne una volta per errore. Oggi tuttavia la Germania non è più solo quella lontana nazione produttrice di automobili di marca, ma si è improvvisamente investita del ruolo di amministratore finanziario dell’Europa, il cui portafoglio ben chiuso si apre con riluttanza. In altre parole: a est della nostra isola è spuntata un’altra madre, più forte della Gran Bretagna. Una mamma che ci dice che non ci sono più soldi finché non mettiamo in ordine la cameretta. Angela Merkel crede che ci stiamo dando da fare? Con l’aiuto del cielo e dell’alta finanza: dovrebbe ben saperlo lei.

mercoledì 29 agosto 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Bernard-Henri Lévy

Cosa dicono di noi gli scrittori europei (1a parte)

Articolo in lingua originale:

Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.


Bernard-Henri Lévy (Francia)

E’ strano, ma non è da me, credere a questa storia della “arroganza tedesca”. In verità ci sono state talvolta alcune dichiarazioni che si sarebbero potute evitare, come quella recente del ministro delle finanze bavarese Markus Söder, che sosteneva senza mezzi termini di voler buttar fuori dall’eurozona la Grecia (“A un certo punto tutti devono tornare a casa dalla mamma, ed è arrivata l’ora anche per i Greci”). Ma prendiamo in esame le dichiarazioni di Angela Merkel in questi due anni. O quelle dei suoi collaboratori di gabinetto più in vista. Naturalmente queste persone possono anche commettere degli errori; la loro ossessione per l’austerità e per il pareggio di bilancio, oserei dire senza ombra di dubbio, sono forse sbagliate, e sicuramente degne di essere analizzate. Ma arroganti?
Ma perchè vogliamo a tutti i costi circoscrivere la Germania in questo ruolo, nel suo “passato, che non passerà”? Dall’epoca del “conflitto tra storici” 25 anni fa o anche dalla vicenda Walser 12 anni fa, è passata molta acqua sotto i ponti. La classe politica tedesca, secondo me, oggi è molto più consapevole di queste vicende del passato. Di questa assenza-presenza di ciò che è stato rimosso, del pericolo del loro ritorno e quindi della necessità di fare il possibile per tenerle alla larga.
Sono i britannici a comportarsi in maniera arrogante e anche nelle dichiarazioni di qualche ministro francese si scorge qualche traccia di arroganza. Senza dubbio dalla Grecia arriva un'incessante minaccia di disastro, che può essere considerata in un certo senso arroganza. Ma questo continuo parlare di arroganza tedesca: potrebbe servire a tranquillizzare le perone e allo stesso tempo a consentire loro di far rivivere antichi luoghi comuni e in questo modo a evitare le proprie personali considerazioni; non mi sembra che ciò corrisponda alla realtà.

martedì 28 agosto 2012

Musica e festa contro i neonazisti

Rechtsextremismus - Mit Partymusik gegen Neonazis

Dal 2006 ogni agosto nella cittadina di Bad Nenndorf, nella Bassa Sassonia, arrivano per sfilare e manifestare, migliaia di neonazisti da tutta la Germania, trasformando una tranquilla località termale in un luogo di culto per estremisti di destra. Però i cittadini non ci stanno e si ribellano.


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martedì 21 agosto 2012

I Wossi

I Wossis
I Wossis sono stati, per un certo periodo di tempo, dei tedeschi particolari: erano quelli che dalla Germania dell’Ovest sono andati a lavorare e a vivere nella Germania dell’Est. I Wossis non sono però stati accolti sempre a braccia aperte.


Una Germania sola, un'unica patria

Era appena caduto il Muro di Berlino, era il 1989, e la lingua tedesca si arricchisce di due nuove parole: Ossi e Wessi. Così venivano chiamati a volte con affetto, ma molto più spesso con disprezzo i tedeschi dell’Est e quelli dell’Ovest. Passa solo un anno che compare una nuova parola, Wossi, che di norma indica un tedesco dell’Ovest che emigra nella zona orientale della Germania riunificata. Erano soprattutto impiegati statali e giudici, che dovevano riorganizzare l’apparato giudiziario e amministrativo della nuova Germania. I Wossi dopo un estenuante lavoro di riorganizzazione, mirato anche a formare personale per le nuove procedure amministrative in campo giudiziario, sono ritornati in occidente. Molti però sono rimasti.
Il 62% dei giovani al di sopra dei 16 anni crede che esistano ancora differenze tra tedeschi dell'Est e tedeschi dell'Ovets, il 24% non lo crede, il 14% non sa rispodere (Indagine del 2009)
Purtroppo numerosi Wessi, ossia i tedeschi dell’Ovest, che anche solo per un breve periodo sono andati a lavorare nell’ex DDR subito dopo il crollo del muso di Berlino, si sono presentati in maniera autoritaria e arrogante, molto sicuri di sé, trattando i colleghi e le colleghe dell’Est con aperto sussiego. I lavoratori tedeschi dell’Est e dell’Ovest, lavorando fianco a fianco sullo stesso posto di lavoro, si resero conto ben presto di due cose: primo che c’erano molte più cose in comune di quello che avrebbero potuto pensare, che quindi erano allo stesso livello, e secondo che esistevano reciproche riserve e pregiudizi. I tedeschi dell’est erano considerati incivili, opportunisti, piccoloborghesi. Viceversa i tedeschi dell’Ovest arroganti, attaccati ai soldi, scarsamente autocritici. I tedeschi dell’Ovest erano riconoscibili per strada da come andavano vestiti, sempre in giacca e cravatta, come se volessero ad ogni costo apparire diversi.
 
"Un tempo qui esisteva un orribile MURO che divideva la popolazione!!!"

Per molti di coloro che sono nati dopo la riunificazione e che non hanno vissuto l’esperienza dell’ex DDR, risulta quasi incomprensibile questa suddivisione in Ossi e Wessi. Si è trattato per fortuna solo di una questione generazionale, così come per i Wossi. I discendenti dei Wossi sono ora semplicemente tedeschi, indipendentemente dal fatto che vivano ad Est o ad Ovest della Repubblica Federale Tedesca.

Ossi e Wessi: meglio uniti
Ostalgie

L’Ostalgie, nostalgia dell’est, è uno stile di vita che esiste solo in Germania, nato dopo la fine dell’ ex DDR e la sua riunificazione avvenuta nel 1990.

Cetrioli sott'aceto della Germania dell'est

Club Cola, Spreewaldgurken, Trabi il verde Ampelmännchen sono tutti esempi di cose o simboli che facevano parte della vita di tutti i giorni al tempo dell’ex DDR e che dopo la riunificazione delle due Germanie, avvenuta nel 1990 sono spariti. Qualcuno ha sentito la mancanza di queste piccole cose e da qui sarebbe nato il concetto di Ostalgia, nostalgia del tempo che fu, nostalgia dell’Est, che ha tra l’altro ha dato il via alla apertura di negozi specializzati nella vendita esclusiva di prodotti della ex Repubblica Democratica Tedesca, così come di una serie di feste popolari, in cui viene eseguita la musica in voga prima del 1990 nella Germania dell’Est, e che sono frequentati da puri nostalgici o turisti, perché per tutti gli altri tedeschi, l’ex DDR è, e resta lo stato del “non diritto”.

L'omino verde del semaforo (Ampelmännchen)
Mini lessico del tedesco dell'est:

Die Apfelsine - L'arancia (Die Orange)
Blaue Fliesen - Soldi della Germania dell'Ovest
Der Broiler - Il pollo arrosto (Das Brathänchen)
Der Eierkuchen - La frittata (Der Pfannkuchen)
Das Erdmöbel - La bara (Der Sarg)
Der Fleischer - Il macellaio (Der Metzger)
Die Jahresendflügelfigur - L'angelo del presepe (Der Weihnachtsengel)
Knast haben - Aver fame (Hunger haben)
Die Kaufhalle - Der Supermarkt
Der Pfannkuchen - Der Berliner (Abitante di Berlino)
Das Plaste - La plastica (Das Plastik)
Der Puffmais - Das Popcorn
Das Tal der Ahnungslosen - La regione di Dresda e Karl Marx-Stadt, (letteralmente la valle degli "inconsapevoli" dove non si poteva ricevere la TV della Germania dell'Ovest)

I tedeschi dell'est si adoperano per ricevere le trasmissioni TV e radio dalla Germania dell'Ovest